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Libro I
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Diario di K.Asamith Libro I
Giorno 1
Mi trema ancora la mano. Non posso credere di aver visto ciò che ho visto…
Devo scrivere altrimenti un giorno crederò di essere stato pazzo!
Quella luce…
Sheizar è…scomparso! Il suo corpo ha preso fuoco e…
Giorno 2
Il maestro dice che è l’ascesa.
Altri come Sheizar hanno cominciato ad “ascendere”.
La città fa da specchio al cielo, e le stelle sembrano per una volta osservare noi.
Il maestro non sembra tranquillo, dice che gli hanno nascosto tutto, che doveva capirlo.
Dice di essere stato uno stupido.
Sono con lui come apprendista da tre anni, ma non l’ho mai visto così…ho quasi paura a rivolgergli la parola…
Giorno 5
Il maestro è chiuso nel suo studio da tre giorni ormai. Non sembra mangiare e non sembra accorgersi del tempo che passa. Sento che apre e chiude le finestre e sembra imprecare contro il cielo. Ho sempre più paura, non so se è saggio andarmene, ma non so neanche se sia giusto rimanere
qui…
Giorno 10
Oggi il maestro è uscito dalla sua stanza finalmente…
Aveva l’aria molto stanca. Mi ha detto solo
“Ho fame”
rivolgendomi lo sguardo, e forse uno dei pochi sorrisi che in questi anni gli ho visto fare.
Seduti al tavolo in silenzio, siamo rimasti lì per un tempo infinito.
Solo dopo un lungo e terrificante pensare, ho osato muovere le labbra per domandare qualcosa, ma il maestro mi ha immediatamente interrotto.
“Siamo un popolo avanzato sai?”
Si è guardato le mani e ha preso una mela. Fissandola ha continuato
“Siamo un popolo che non ha più bisogno di nulla. O almeno così crediamo. Folli…”
Ho preso la parola senza accorgermene, pensando solo in quel momento che le mie labbra erano sigillate da quasi 10 interminabili giorni.
“Maestro, i Sirion sono un grande popolo! Non c’è terra o mare che non abbiamo toccato.
Non c’è popolo di cui non abbiamo il rispetto. Non-”
“Rispetto dici? RISPETTO??”
ha cominciato a gridare. Per un attimo mi sono sentito in balia dell’oscurità più nera. Il mio corpo era paralizzato. I suoi occhi sembravano non lasciarmi più andare.
“PAURA!!”
E’ stato come se il tempo si fermasse un istante.
Posso giurare che per un attimo l’ossigeno sia sparito dalla stanza…
Ancora non posso dimenticare quello sguardo. Era su di me, ma stava osservando tutto.
Mi sono alzato nervosamente, e sono andato ad aprire la credenza, senza sapere cosa stavo cercando…
Il maestro ha sussurrato piano alcune parole…
“La gloria…il niente…”
Volevo parlare, ma mi mancava il fiato, come mi stessi riprendendo dalla più sfrenata delle corse
per la vita.
“L’ho visto sai?”
Ha appoggiato la mela sul tavolo, e in quel momento di panico ho fatto fatica a crederci.
La mela aveva perso tutto il colore…era appassita…
“Ho visto cosa c’è…”
I suoi occhi sono improvvisamente tornati verso di me.
“…dopo!”
“Dopo…?”
“SIIIIIII! Ho visto! Ho visto ciò che mi hanno voluto tenere nascosto per tutto questo tempo. Ho visto ciò che aspetta LA’ DIETRO!!!”
Cominciando a camminare nervosamente, il maestro cercava di mantenere la calma, si vedeva…
“Quella…QUELLA!!”
ha detto indicando le luci nel cielo
“…quella è una fuga…una fuga dalla miseria! La miseria del niente!!!
Quel niente che ci hanno vietato di studiare, che ci hanno presentato come ciò che ci meriteremo, ma che non dobbiamo sapere…l’umiltà! Ci hanno insegnato…”
Mettendo in bocca un pezzo di carne continuava a parlare.
“…ci hanno insegnato ad essere UMILI! Che ciò che ci aspetta è più grande di noi, e che dobbiamo essere pazienti…”
Fermandosi e appoggiando i pugni al tavolo, ha cominciato a piangere…
Poi di improvviso…
“La fine? No, non è la fine…è dolore. E’ urla strazianti e castigo infinito.
Il destino ci guarda, e si fa beffe di noi. Ci ha lasciato camminare indisturbati, dandoci l’illusione di poter procedere con le nostre forze, di poter plasmare il mondo secondo i nostri voleri…di potere…”
E guardando dalla finestra ha detto…
“…essere di più!”
“Di più…?”
ho chiesto io.
“Si. Coloro che già sono ascesi ci osservano ormai! Spettatori divertiti di quel nulla che ci attende. Un nulla che fino ad oggi ci hanno fatto credere fosse qualcosa di migliore. Volevamo essere padri e figli allo stesso tempo…elevandoci ed essere superiori…questa strada mortale ci ha visto diventare adulti…
Saggi…
Inutili…vecchi…”
“Ma l’ascesa…”
Tutto è accaduto in un istante…
Le mie spalle erano attaccate al muro. Scaraventandosi contro di me mi ha travolto, prendendomi per la gola, fissandomi con occhi iniettati di sangue, respirando furiosamente. La mia gola scricchiolava sotto le mani di quella che oramai era una bestia incontrollabile. Mi mancava il fiato, la vista si annebbiava e in bocca sentivo il sapore del sangue.
“L’ascesa è inutile!! Siamo ancora qui!! Siamo un giocattolo dismesso, troppo…NOIOSO!! Un macchinario obsoleto, buono solo per i pezzi di ricambio!
E’ QUESTO ciò che otteniamo ALLA FINE!! Da lassù ci guarderanno sanguinare, suppliziati per il loro puro PIACERE!!”
Mi ha scaraventato al suolo e mi ha fissato. Sembrava starsi calmando. Ma era solo la disperazione che soggiogava la paura, le lacrime che scorrevano lavando il sangue.
“…e mentre la vita scorrerà fuori dalle vene e la luce diventerà oscurità, saremo abbandonati senza un motivo apparente….”
In quel momento sembrava aver capito qualcosa, perché ha sollevato la testa e ha detto
“Puoi fuggire dal castigo di un padre solo smettendo di essere suo figlio. Radice del tuo stesso albero, creatore del tuo stesso destino.”
Ha alzato lo sguardo e ha guardato il cielo.
“Se è la fine ciò che vogliono, è la fine…che avranno.”
Poi ha cominciato a ridere. Ed è corso nel suo laboratorio.
Sono passate parecchie ore. Solo ora sono riuscito a muovermi per venire nella mia stanza, per testimoniare ciò che è accaduto.
Cosa vi sta succedendo…maestro Malkav….
Giorno 12
Ho dormito quasi 24 ore. Il maestro sembra non essere uscito dalla sua stanza neanche per un istante. Ci sono dei silenzi infiniti, rotti solo da qualche libro che cade nella stanza chiusa, mentre all’esterno continuano le ascensioni, anche se stanno cominciando a diminuire sembra…
Non ho ancora avuto il coraggio di uscire di casa, sia per ciò che ho paura di trovare là fuori, sia per ciò che ho il terrore di lasciare qua….
Giorno 16
Stamani sono stato svegliato da un urlo.
“Perfetto! Ho capito!”
Sono andato a vedere se il maestro avesse bisogno di me e l’ho trovato all’entrata delle cantine, sorridente e malconcio, gli occhi sbarrati che si rivolgevano a me per un secondo per poi tornare dritti davanti a lui.
“Cosa sta cercando maestro? Posso….aiutarla?”
Lui è sembrato svegliarsi improvvisamente da un sonno agitato e è sembrato essersi accorgersi di me come se fossi spuntato dal nulla, come se fino a quel momento io non fossi mai esistito.
“Siiiiii!! Dobbiamo andare in cantina e recuperare gli studi sulla pietra nera…su Shadow!! Sapevo che era saggio non distruggerla dopo quegli esperimenti!! Dobbiamo portarla nel mio studio!!”
Si è mosso velocemente verso di me, e mi ha preso il bavero avvicinando il suo volto scuro al mio.
“Aiu….ta….mi…”
Sembrava che stesse per piangere….ma poi mi ha riso in faccia e ha gridato
“La loro ascenditrice durerà ancora poco!!! Stanno finendo la pietra di luce ne sono sicuro!! Presto potrò agire senza pericolo!! La vita comincia con la morte!!!”
“La vita…”
Siamo andati in cantina e abbiamo proseguito in una sezione in cui io non avevo mai avuto accesso. Il maestro si è fermato di fronte ad una parete qualsiasi e ha recitato una formula a me totalmente incomprensibile, e l’entrata ad una stanza enorme è apparsa. Interi cumuli di un materiale nero che non avevo mai visto coprivano il pavimento. Il maestro era più felice ogni attimo che passava. Dopo averne raccolto una pietra ha cominciato a parlarle.
“Tu…mi aiuterai, vero? L’inizio…di un’era…nella mia mano…”
Si girò furioso verso di me.
“Presto! Portiamo la pietra dell’ombra nel mio laboratorio!!”
Abbiamo trasferito tutto al piano di sopra, poi, senza guardarmi neanche in faccia, il maestro mi ha spinto fuori dalla porta, e l’ha chiusa. Due giri di chiave mi hanno fatto capire che non ero più il benvenuto.
Giorno 32
Ho passato gli ultimi giorni nella cantina, nella stanza che il maestro ha aperto e non ha mai richiuso.
Sono sconvolto, e ho capito come mai quella stanza fosse rimasta chiusa per tanto tempo.
Tutte le ricerche che il maestro ha fatto negli anni prima che io arrivassi. Un tempo infinito. Non riesco ad immaginare come Malkav da solo abbia potuto scrivere, studiare e sperimentare tutto questo….
Comincio anche a capire come mai mi era stato sconsigliato dai saggi di studiare con lui.
C’è il delirio in tutto questo. Torture infinite. Morte. Pagine infinite di deliri….
Giorno 40
NO!! Non può essere possibile. Non posso aver visto…
Che cos’erano quegli occhi vuoti e luminosi. Lo spazio intero era racchiuso lì dentro!!
Ho trovato la porta dello studio del Maestro socchiusa poco fa. Ho provato a sbirciare, dopo giorni in cui solo urla di formule magiche e rumori indefiniti di oggetti distrutti mi hanno tenuto compagnia…E L’HO VISTO!! Non sapevo essere quella tremenda creatura, più scura del buio e più viva di qualunque creatura su queste terre. Sono entr
[…..]
pagine cancellate e strappate
[…..]
Sto piangendo dalla paura, ma ancora qualcosa mi sta trattenendo in questo luogo, e credo che sarà la mia dannazione…
Giorno 42
Sono arrivati ieri improvvisamente. Due saggi accompagnati da tanti, tantissimi soldati.
Hanno sfondato la porta e sono entrati in casa. Io ero in un angolo in silenzio, ancora sconvolto, e non mi hanno degnato di nulla se non di un veloce sguardo.
Si sono diretti immediatamente verso lo studio e la battaglia è iniziata. Tra le urla e il frastuono della battaglia ho sentito volare accuse di follia. E’ stato questione di pochi secondi, Malkav era probabilmente distrutto dalle fatiche dei giorni precedenti.
Sono usciti poco dopo. Era legato e urlava e rideva furiosamente.
Solo per un secondo mi è sembrato si girasse verso di me e sorridesse, per un istante la pazzia è sparita dal suo volto, ma è durato davvero un battito…
Ora sto aspettando di sapere il mio destino. Mi hanno interrogato per ore, e ho detto tutto ciò che sapevo. Pochissimo.
Mi hanno chiesto della creatura. Ma non ho saputo rispondere. Non so che fine abbia fatto…quella cosa…
Ho i brividi al solo pensiero.
Giorno 50
Malkav è morto.
L’hanno marchiato col peggior disprezzo, togliendogli vita e speranza con il Flusso Inverso. Non veniva usato da…non saprei dire neanche quanto…
La casa e lo studio dove ho abitato per questi ultimi anni non ci sono più. Sono stati perquisiti per giorni e alla fine nulla è stato trovato. E gli ultimi due saggi rimasti hanno deciso di usare l’incantesimo del vuoto, eliminando ogni singola particella di quel luogo…sicuramente anche la creazione di Malkav è sparita nel nulla.
Tra tristezza e lacrime, forse mi sento un po’ sollevato…
GIORNO [cancellatura]
L’ho trovata, siamo riusciti a salvarci…in pochi.
In uno degli studi di Malkav, quel folle parlava di una dimensione incastrata tra le varie dimensioni esistenti, in cui le regole del nostro mondo non valgono, e in cui ricordi e immagini del passato rimangono incastrate e “vivono” senza spazio e tempo.
Le notti passate a studiare gli appunti su questo posto non sono state dunque vane. L’unica speranza per poter raccontare la storia completa a chi verrà dopo di me, sperando che esista un dopo…
Malkav diceva che solo una frattura magica nello spazio e nel tempo poteva rendere accessibile questo luogo, per pochi istanti…
Devo continuare a tracciare i miei passi, scrivendo ciò che vedo, nella speranza che ciò che è stato non si ripeta, nell’attesa di qualcuno che spezzi questo cerchio oscuro e metta la parola fine alle atrocità alle quali il mio….maestro….ha dato inizio…
Devo trovare un modo per viaggiare da questa dimensione alla nostra…
Devo vedere cosa è successo durante la battaglia che ha aperto questo varco…
GIORNO 9
Sembra che in questo piano si possa realmente osservare ciò che è successo nel passato. Non riusciamo ad andare più indietro della data della prima ascensione…non capisco neanche molto bene lo scorrere del tempo in questo luogo, ma siamo riusciti a trovare un rituale che ci dia un accesso al nostro….mondo. Al nostro piano…
Pochi giorni prima del disastro le ascese erano finite. L’holyargon era finito, e ormai troppi di noi tentavano di ascendere senza successo. Gli dei erano stati creati e decisi ormai. Gli altri sarebbero rimasti. Anche se credo che siamo i soli sopravvissuti a tutto questo. Domani proveremo ad esplorare l’esterno…
GIORNO 10 II era
Follia…follia pura. Non riesco a dimenticare. Gli altri mi chiedono cosa ho visto…
Nulla….
Distese di cadaveri, ossa, terra bruciata e un cielo scuro come quegli occhi…che non dimenticherò mai.
GIORNO 12 II era
Mi sono ripreso…ho raccontato agli altri ciò che ho visto fuori da qui. Il nulla che non riesco a dimenticare. La desolazione che regna incontrastata dopo la battaglia tra quell’abominio e coloro che sono riusciti ad ascendere. Gli dei.
Abbiamo trovato il flusso che ci ha fatto vedere la creatura nei giorni dopo la sua creazione. Questo posto è terrificante ed incredibile.
Nascosta per giorni, è stata nella nostra città ad osservarci fallire nei nostri tentativi di fuggire dal nulla migliore.
Nel buio la creatura sussurrava, accrescendo la sua rabbia e il suo potere, che sembrava nutrirsi delle anime che non riuscivano ad ascendere e di tutte le altre che lasciavano il loro corpo mortale.
La nostra fine era il suo inizio.
Quell’ultimo giorno il sole non sorse mai.
Il cielo divento rosso sangue e le acque cominciarono a ribollire. Una pioggia furiosa cominciò a scendere, ma le gocce non riuscivano a toccare terra per il calore, sempre più insopportabile.
Lo ricordo come se fosse un attimo fa…
La creatura apparve mastodontica e spaventosa alle porte della città, colma di un potere che non credo sapesse come contenere in quel momento. Il suo volto cambiava continuamente, mostrando i volti straziati delle anime di cui si nutriva, e che scivolavano lungo il suo nero corpo, mentre si avvicinava, portando con sé odore di morte e un vento che gridava con le voci di coloro che non erano più tra noi.
La battaglia cominciò dopo breve. I sirion ascesi a divinità tornarono sulla terra, per fermare l’avanzata di una creatura creata da uno di loro, potente e malvagia ogni oltre limite immaginabile.
La città dove avevamo vissuto per così tanto tempo, cominciò a cadere sotto i colpi di quel tremendo scontro. Il mostro combatteva come una bestia ferita, ancora inconsapevole del suo potere e delle sue possibilità, selvaggio e divino al tempo stesso.
I nuovi dei cercavano di contenere i suoi tremendi colpi, ma riuscivano a malapena a deviarli, causando un’inevitabile distruzione attorno, sempre più definitiva e sconvolgente. La morte era giunta sulle nostre terre. E la morte alimentava la morte. Ogni anima caduta rendeva il mostro ancora più forte.
Fu dopo qualche minuto che Sheizar, il primo degli ascesi, cominciò a capire come poteva fermare la creatura. E fu forse l’unica speranza che vide. Mentre gli altri combattevano, o più che altro resistevano, cominciò un rituale che deviasse il flusso delle anime verso una direzione differente, che non alimentasse il potere dell’oscura creatura.
Osservando la scena nel flusso, abbiamo visto quando l’essere si è reso conto che il suo potere stava iniziando a venir meno. Gli dei erano riusciti nell’impresa?
La nera figura sollevò le braccia verso lo spazio infinito e alzando la testa sotto la pioggia cadente urlò, un urlo di dolore, straziante, per non essere riuscita a vendicare il suo creatore.
Il suo corpo divenne lucido mentre le ultime anime si raccoglievano intorno a lei, e pianse di rabbia…un cerchio infuocato blu come la notte l’avvolse.
Tutt’intorno calò un silenzio innaturale.
La pioggia smise di cadere.
Improvvisamente il cielo si aprì e una luce oscura colpì ogni cosa…dopo solo il vento osò far rumore
I pochi sopravvissuti aprirono i loro occhi doloranti: l’essere di pietra nera era scomparso, ma al suo posto aveva lasciato una lunga scia di morti e distruzione…
Credendo che gli dei avessero vinto la battaglia, poche urla di gioia si alzarono e per un attimo tutta quella rovina e la follia della guerra venne dimenticata, ma il territorio era in rovina, ogni cosa era rasa completamente al suolo…
Malkav…a che stavi pensando? Tale era la tua sete di potere e vendetta? Cosa avevi creato…
Abbiamo staccato gli occhi dal flusso di immagini, sconvolti. Noi pochi eravamo scappati quando la battaglia era iniziata, pensando che non ci fosse più nulla da fare. Lo scontro tra due energie magiche così potenti ci ha permesso di accedere a questo luogo.
Sembra, però, che ci sia speranza di trovare dei sopravvissuti su Alseran. Dobbiamo cercarli.
Dobbiamo dar vita ad un nuovo inizio.
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Libro II
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Diario di K.Asamith Libro II
PARTE 1
Dopo un lungo periodo di oscurità e silenzio arrivarono tempi di creazione e di rinascita. Il tempo che scorreva secondo le sue regole in questa dimensione, ci diede la possibilità di essere osservatori dell’operato divino sulle nostre terre, e dove c’era cenere e morte, ci fu terra e vita. Dove le lacrime degli dei cadevano, fu pioggia che spegneva le fiamme e bagnava tutto di un nuovo colore.
Osservammo la loro incredulità di fronte a quel disastro. Nessuna delle due è una cosa che si vede tutti i giorni…
Gli dei decisero di costruire un nuovo mondo. E cominciarono a presentarsi a noi. Iniziarono ad affacciarsi su ciò che era rimasto, presentandosi nelle loro nuove forme, dopo l’ascesa. E finalmente scoprimmo cosa quei pochi eletti dei Sirion erano diventati, e quali miracoli potevano compiere.
Dalle profondità delle acque sorsero fiere montagne e le foreste crebbero rigogliose alle loro pendici, mentre forti corsi d’acqua riportavano la vita nelle lande aride.
L’antico continente fu diviso e modificato nella sua forma, e le nuove parti, plasmate in modo da non poter mai più ricordare agli dei il loro vecchio mondo…
Assistemmo alla creazione di nuove razze. Tante divinità vollero mettere una scintilla della loro potenza su questa terra, bramando anche una fede di cui necessitavano per trovare fiducia nelle proprie creazioni.
Con Moradin arrivarono i robusti ed orgogliosi nani, abitanti dei monti e figli della pietra.
Poi giunsero i figli di Corellon e Zenitar. Tutt’uno con la natura e le sue creature, nacquero i fragili e bellissimi elfi.
Nacquero poi gli orchi, figli di Grumsh, dotati di una forza smisurata, ma poco dotati d’intelletto.
Seguendo la storia tra la realtà e i flussi del tempo siamo riusciti a rintracciare i nostri simili e finalmente a ricreare un inizio anche per il popolo dei Sirion.
Decidemmo di disobbedire pacatamente agli dei, indeboliti e troppo occupati in quel momento, e ricominciammo a studiare le arti magiche che nella distruzione e nella creazione sembravano esserci state proibite. Non potevamo farci trovare impreparati di fronte all’arrivo di nuove realtà, divine, malvage o terrene che fossero.
Ci tenemmo a distanza dalle nuove razze con cui gli dei decisero di popolare queste terre ricostruite.
E studiando ciò che era successo, riportammo alla vita la magia.
PARTE 2
Dopo tanto studiare ed osservare, un giorno accadde.
Anni dopo la creazione di questo nuovo mondo, elfi e nani avevano cominciato a creare intrecci tra di loro e ad avvicinarsi, scambiandosi risorse e sapere. E quell’anno decidemmo di mandare una nostra rappresentanza ad uno di questi incontri.
Thayr si offrì volontario, essendo uno dei più curiosi tra noi. Passava notti ad osservare queste due razze, studiandone usi e costumi, che si creavano nel corso dei secoli.
Si presentò ad uno dei loro banchetti, apparendo dal nulla e stupendo i presenti con qualche piccolo trucco di magia. Fu un giorno molto importante per noi. Fu il giorno che ci diede fiducia in quei nuovi esseri, che fino ad allora avevamo solo studiato ed osservato, mischiandoci a loro nell’ombra.
I figli di Corellon e Zenitar furono i più curiosi verso la magia, e non passò molto tempo prima che ci cercassero per interrogarci e chiederci di insegnar loro le arti arcane. Discutemmo mesi prima di decidere che, forse, col passato che avevamo vissuto e con un futuro pieno di incertezze, sarebbe stato meglio abbandonare la via della superbia e prendere atto che degli alleati un giorno….ci sarebbero potuti essere comodi. Per cui decidemmo di affidare a Thayr il popolo elfico, e devo dire, dopo tutti questi anni, che fu la decisione più giusta…
I nani, al contrario, si tenevano lontani da ciò che non potevano capire e tutt’ora, come del resto è noto, sono diffidenti verso tutto quello che non possono toccare con mano.
Anni dopo che Thayr decise di tornare, avendo ormai terminato l’interesse verso gli elfi e la loro curiosità, arrivò una nuova razza su queste terre.
Attirata dalla bellezza e dal potere di cui gli elfi potevano essere portatori, la dea ragno, Lolth, decise di rubare una scheggia di questa bellezza e di questo potere, traviando con la passione uno degli eroi del popolo elfico, Istfryn Aleanath o come allora veniva chiamato dalla sua gente, Himo Nailo.
Dall’unione dei due nacque una nuova stirpe, gli Elfi Scuri o come talora vengono chiamati Oscuri.
Nello stesso periodo una guerra si consumava in una parte selvaggia di Alseran. I figli di Gruumsh stavano combattendo nel territorio di esseri dal sangue gelido, che tra gli orchi venivano chiamati uomini lucertola. Il sangue scorreva a fiumi, e noi osservammo dal flusso uno degli episodi più fisicamente violento mai visto, e che mai verrà veduto nelle nostre terre.
Ma fu proprio in una delle battaglie decisive, che ci accorgemmo che quell’infinita battaglia era culla di un male maggiore, che nessuno di noi avrebbe voluto rivedere.
Dalla scia di cadaveri, di sangue e di morte che quella guerra stava procurando, sembrava provenire una strana energia, e dove nulla doveva più muoversi, qualcosa iniziò a ribollire.
Davanti a noi il terrore. Una pallida luce azzurra attirò la nostra attenzione, e dopo giorni, cominciammo a notare che erano spuntate forme di vita mai viste prima, che iniziarono ad invadere le terre più selvagge di Alseran.
Troppo tardi ci accorgemmo, abbagliati da una profonda curiosità per queste strane e nuove creature, che non c’era nessuna vita in loro. Era la morte che portavano, figli testimoni di un male che pensavamo di aver potuto dimenticare.
PARTE 3
La storia degli uomini è la più complicata, per quanto nasca dalla semplicità che ci accompagna ogni giorno.
I figli di Xymor e Delanna arrivarono quasi per ultimi su queste terre, e sono testimonianza della fine di un’aspra guerra, che vide protagoniste tutte le forme di vita esistenti.
In questi giorni stiamo cominciando a studiare, attraverso il flusso, come tutto è successo….
Sembrava che la vita fiorisse, rigogliosa come mai pareva essere stata. Nonostante questo in tanti non riuscivano a trovare pace, e inseguivano i misteri delle arti arcane fino alla pazzia, tra brama di potere e la speranza di poter cancellare per sempre un’invisibile lama oscura che da troppo tempo pendeva sui destini incrociati di tutti gli esseri viventi.
Venne l’autunno, ed in una delle notti più gelide le stelle smisero di splendere, mentre colui il cui nome sarà presto negli incubi di tutti, si affacciò sulle nostre terre radunando intorno a sé tutti i suoi figli e le creature a loro inferiori.
Infine la storia si ripeteva.
Scoprimmo dal flusso come quegli esseri si erano organizzati nei decenni precedenti, continuando a crescere di numero e costruendo città nelle profondità della terra, aspettando il ritorno del loro padre oscuro.
Li chiamammo Malkavian, dal nome di colui che aveva dato origine in un’altra era a tutto questo. Colui che era stato il mio maestro, e che involontariamente mi aveva svelato l’esistenza di questo posto.
Anche questo luogo e tutte le sue singolarità, che ci stanno aiutando a scoprire e a scrivere la storia, sono in qualche modo figlio di quel Sirion, e della sua brama di sapere…
Venne l’autunno, ed in una delle notti più gelide le stelle smisero di splendere.
Fu questione di poche ore. Il silenzio della notte venne squarciato da morte e devastazione, macchiato dal rosso di un’inaudita violenza.
Un’orda selvaggia usciva dalle crepe della terra, e si spargeva a macchia d’olio, ingoiando e cancellando ogni traccia di vita al suo passaggio. L’aria era densa e irrespirabile, e non ci volle molto prima che da quel mare oscuro emergesse la terrificante figura del nuovo dio della morte, più rabbioso e divertito ad ogni passo, più potente ad ogni anima che veniva tranciata dal suo passaggio.
Era rimasto nascosto per così tanto tempo, in una macabra danza contro la luce. E ora era tornato.
Kargoth.
Così gli elfi lo chiamarono dopo quella battaglia, e così lo ricordiamo ancora oggi.
“La nostra era è giunta, figli miei. La vendetta è nostra. Malkav….”
La sua voce arrivò fredda e pungente alla mente di tutti.
E gli dei non tardarono ad accorgersi di ciò che stava accadendo…
Ma fu allora che fu loro chiaro anche quale fosse il piano dell’oscura creatura. Migliaia di malkavian, succubi di Kargoth, stavano ammassandosi in sei punti attorno al loro padre, creando delle nere torri che sembrava non finissero di crescere e di allungarsi fino al cielo…
Al centro, il settimo punto ai piedi dell’essere di pietra scura.
A quel punto una funebre litania cominciò a coprire il silenzio interminabile che bagnava la terra.
Ogni singolo malkavian cominciò a recitare una formula magica, in un coro che era al tempo stesso un’unica, viscida voce. La voce di quel fiume di cadaveri animati si alzava verso il cielo, sempre più forte. Era come se la morte si attaccasse alla pelle e risalisse il corpo fino a penetrare la mente. Molti di coloro che non erano morti per la violenza dell’orda, persero il lume della ragione quel giorno.
Kargoth si unì alla litania, colmando l’aria con una nota così profonda, da far vibrare il terreno sotto i piedi. Era iniziato un rituale…
Scoprimmo in seguito quale fosse l’intenzione di quella formula recitata allo sfinimento da quell’esercito del male. Volevano rendere il piano terreno, con tutte le sue creature, inaccessibile alle divinità. Staccare di netto, come un cordone ombelicale, Alseran dai suoi creatori.
Ricordo ancora i nostri sguardi vuoti, alla realizzazione di quel pensiero. La pazzia dell’impotenza quel giorno toccò le corde di molti di noi. Di fronte a quella cupola purpurea che si stava ingrandendo e che minacciava di coprire tutte le terre esistenti, nessuno di noi sentiva in se un briciolo di speranza.
Ma non tutto era perduto.
Grazie al flusso, più tardi potemmo guardare coi nostri occhi colui che ci salvò in quel frangente, ascoltare con lo sguardo a terra le parole di Kargoth, e correre a frugare tra gli scritti e gli appunti accumulati in decenni di studi. Dalla stanza dell’elfo si poteva iniziare a scorgere la cupola alla quale il rituale stava dando energia, e gli occhi del mago vi si posarono solo per pochi istanti. Poi d’un tratto, da un libro, tirò fuori una pergamena e in elfico cominciò a leggere.
Con quello che poteva sembrare un sorriso appena accennato si girò verso la finestra e recitò un incantesimo che creò un portale. Subito dopo ci trovammo, seguendolo, ai piedi di Kargoth.
Era ormai gigantesco, il suo corpo stava mutando, creando due file di chiodi sulla schiena. Su quella che doveva essere la superficie della roccia che lo formava scorrevano rivoli, ormai fiumi di sangue rosso come la lava. Folate di un vento potentissimo trasportavano cenere ed un terribile odore di morte.
Dinraen era li. Ai piedi del dio della morte. E non faceva un passo indietro, anzi. Studiava la creatura in ogni suo dettaglio. Improvvisamente sembrò aver visto qualcosa. Aprì la pergamena che aveva trovato poco prima, tentando a fatica di tenerla distesa per poterla leggere, e cominciò a recitare parole arcane in elfico.
Noi ci guardammo con sguardo tra lo stupito e il terrorizzato. Non conoscevamo quell’incantesimo. Era un incantesimo che gli elfi avevano creato da soli, a partire dai nostri insegnamenti. Era magnifico. Umiliante per certi versi. La nostra supremazia nella magia stava vacillando, ma non era il momento di pensare all’orgoglio ferito.
Quasi alla fine dell’incantesimo l’elfo lasciò aandare la pergamena e punto una mano verso Kargoth, tenendo il polso con l’altra. Una luce viola illuminò il palmo del mago dalle orecchie a punta, e si fece sempre più distinta.
E in quel momento, Dinraen il Blu scaglio la sua magia.
Un ulro straziante cavalcò per decine di chilometri alla ricerca di orecchie da martoriare, nell’estrema sofferenza per il colpo subito. Il corpo del figlio di Malkav stava tornando alla sua dimensione normale, circondato da una barriera viola, che sembrava spingere lontano le anime che tentavano di nutrirlo.
“Non può essere!! Tu!! Misero schiavo di falsi dei…tu!! Non puoi essere in grado di….”
Privo del suo primordiale potere la nera figura si piegò in avanti su se stessa e bruciando l’aria attorno a se con una fiammata più nera del nulla, della cenere sulla sua schiena ricurva estrasse due ali.
In quello che sembrava essere un pianto disperato, l’essere si alzò in volo e scomparve nell’oscurità della notte da lui stesso creata. I suoi figli, o quelli che sembravano non essere stati consumati dal rituale, si ritirarono e sparirono nella terra come erano venuti, impreparati a combattere un potere che aveva fermato loro padre.
E da lì, nacquero gli uomini. Figli di Xymor e di Delanna, vennero creati con libero arbitrio, per suggellare questa temporanea vittoria contro Kargoth.
Erano esseri curiosi, e sin da subito notammo che il dono di cui vennero dotati non era ciò che ci aspettavamo. Presero in molti strade diverse, alcuni percorsero la via dei figli di Zenitar e Corellon, altri rimasero indifferenti di fronte al bene e al male, alla ricerca di qualcosa che noi chiamiamo equilibrio. Altri ancora cominciarono ad adorare la morte, seguendo la dea Morgia. Scelta interessante, vista la loro origine…
Cominciammo, insomma, ad osservarli molto attentamente, e al tempo non capimmo il potere che da quella libertà poteva scaturire. Ma presto ce ne saremmo resi conto…
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Libro III
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Diario di K.Asamith Libro III
PARTE I
Gli anni passavano. I decenni si consumavano.
Osservavamo gli umani ogni giorno, le loro trasformazioni e la loro costante evoluzione fu per noi oggetto di uno studio senza sosta. Sembravano nati per far loro ogni tipo di arte, capaci di imparare da ogni fonte e instancabili esploratori, con il corpo e con la mente. Allo stesso tempo sembravano essere benedetti da un’infinita curiosità, e maledetti da una insaziabile voracità, che sembrava portarli a non trovare mai pace nelle loro ricerche.
Poi arrivò il giorno. Il giorno in cui la sabbia del tempo venne fermata per un istante, creando un solco indecifrabile.
Arrivò su quelle terre un giovane, e fino ad ora ancora non siamo riusciti a ripercorrere i suoi passi in nessun modo. Il flusso non aveva tenuto traccia dei suoi primi anni di vita. Era come se fosse stato creato dal nulla…
Seguivamo da tempo le imprese di alcuni eroi della razza umana, leggendari in battaglia, o semplicemente in alcune delle arti più antiche.
Uno di questi era un cantore, Iolo, un uomo senza radici, che faceva del viaggio e dell’osservazione le sue principali fonti di ispirazione. Mai avevamo ascoltato nessuno descrivere il creato con tale delicatezza ed attenzione, e alcuni di noi semplicemente lo seguivano per diletto, senza pretese di studio alcuno.
Ricordo l’incontro tra i due come se fosse ieri. Fui proprio io ad osservarlo in prima persona.
“Ragazzo da dove vieni?
“…da….Cambridge, signore…nelle British Isles. Ma…”
“Che succede…ti sei perso?”
“…dove siamo?”
[Nota di studio: Eccolo! E’ questo il punto da cui partire. Il ragazzo aveva in mano una pietra nera. Dobbiamo capire se è QUELLA pietra!!]
Fu una scintilla in quel punto. Iolo rimase immediatamente affascinato da quel ragazzo, come tutti noi del resto, anche se per motivi diversi, e da quel giorno sembrò non volerlo più lasciare andare.
Di sicuro non sapeva che quel giovane innocente avrebbe marchiato a fuoco il suo nome sulla storia di queste terre.
Qualche tempo più tardi, Iolo decise di affidare il ragazzo e il suo addestramento ad un altro degli eroi di quei tempi, un paladino di Delanna che tutti noi seguivamo con curiosità per l’incredulità con la quale gli altri umani osservavano le sue imprese. Shamino era il suo nome.
Fu proprio lui a dargli il nome delle sue terre d’origine. British.
Il ragazzo sembrava incuriosito da ciò che gli stava accadendo, e per quanto capimmo subito che le sue intenzioni erano quelle di farsi aiutare a tornare nelle sue terre di origine, notammo anche che lo scorrere dei mesi e poi degli anni, aveva lavato via questo desiderio.
Stiamo scrivendo un libro su questo umano, perché tante, troppe da raccontare in questo diario, sono le imprese che quel ragazzo compì, affiancato da quelli che furono a tutti gli effetti, i suoi padri adottivi. Da loro ereditò tutte le qualità che un eroe doveva avere per le sue genti, saggezza e un incredibile e, forse avventato, coraggio, erano le prime tra queste. Non rinunciava mai allo studio del combattimento e delle arti arcane, e non passò molto tempo prima che anche lui diventasse oggetto di canti e storie di strada, amato dalla gente di ogni rango, nobili o villici che fossero.
Cominciò ad affrontare viaggi ed imprese degne dei suoi maestri, e ben presto fu conosciuto in ogni angolo di Alseran, e anche le altre razze cominciarono a parlare di lui, l’umano.
Ben presto gli fu donato un castello e divenne Lord. Lord British.
L’incredibile senso di sicurezza e la luce che quell’uomo emanava, portarono molte persone a costruire la propria casa vicino al suo castello, e non passò molto tempo prima che quelle case sparse diventassero una vera e propria città, che si allargava di anno in anno.
Britain, futura capitale del regno, centro nevralgico di questo nuovo mondo, attorno al quale, volente o nolente, la storia avrebbe ruotato senza sosta.
Attorno a quell’uomo si stava costruendo il presente.
Anche la luce delle divinità si posò su di lui e come campione degli dei e delle Otto virtù, diede vita all’impero di Britannia…
Venne chiamato Il Prescelto.
PARTE II
L’immagine dei due eserciti era terrificante. Per quelli che sembravano essere anni, i due eserciti si studiarono intensamente. In realtà furono solo una manciata di minuti.
Poi il vento si fermò e la carica fu devastante…
Ricordo benissimo quando Ilmhael mi svegliò dal mio breve sonno, guardandomi con gli occhi sbarrati e le labbra che tremavano.
Eravamo a Zaion in quel momento, la città che avevamo costruito nelle terre di Alseran, in cui avevamo radunato quelli che di noi erano rimasti in vita nel corso della storia,tenendoci nascosti dagli occhi di tutti.
Lo studio del flusso e l’osservazione attenta del tutto nei mesi precedenti ci preoccupava. Alcuni di noi avevano notato segni evidenti di un male che conoscevamo molto bene, che avevamo osservato e studiato attentamente nel corso dei secoli.
Anche gli altri abitanti di queste terre cominciavano a sentire un cambiamento nell’aria, e stavolta tutti, elfi, nani e anche i giovani umani, non volevano farsi trovare impreparati.
Perfino Lord British ebbe visioni su ciò che stava per accadere, e più di una notte le sue guardie hanno vegliato su di lui, per paura che le forze maligne che si stavano risvegliando, potessero provare ad attentare alla vita del Prescelto.
I cavalieri santi, detti Templari, sorvegliavano la città, con il duplice risultato di incutere sicurezza nella popolazione, ma di far intendere che qualcosa di terribile stava per accadere.
Infine accadde. Un messaggero moribondo ed appiedato, giunse alla città, di notte, e portò il messaggio…
“Vesper è stata presa. Si muovono verso Trinsic…”
Lord British era già sveglio quando arrivarono a comunicargli la notizia. Sapeva già tutto. Aveva già visto nel sonno la veloce conquista della vicina città, e stava indossando l’armatura, mentre dettava ordini continui ai suoi uomini di fiducia.
Alle prime luci dell’alba l’esercito era già schierato per la lunga marcia verso Trinsic, pronto per cambiare la storia a proprio favore.
L’esercito di Kargoth stava avanzando inesorabile, macchiando il suo percorso di sangue, nutrendosi della vita che calpestava. In direzione di Trinsic quel fiume in piena stava passando vicino a Zaion. Un pensiero ci colpì tutti, e la decisione fu univoca. Non ci fu neppure bisogno di discutere. Decidemmo di interrompere la nostra osservazione della storia, e di uscire allo scoperto. L’ultimo contatto che avevamo avuto risaliva a troppo tempo prima, e grazie a quello, i figli di Corellon e Zenitar avevano potuto dimostrare che le razze di queste terre possono essere in grado di grandi cose, compreso fermare il male assoluto. Uscimmo dall’ombra. Liberammo la città dall’incantesimo che la teneva invisibile al mondo, e cominciammo a combattere l’avanzata di quelle oscure creature.
Stavamo difendendo Alseran.
Stavamo combattendo con le altre razze, per la sopravvivenza di tutto ciò che per secoli e secoli avevamo solamente osservato.
Con lacrime di gioia accolsi quel momento.
L’esercito di Britain apparve all’orizzonte.
Lasciai temporaneamente la battaglia, e mi spostai a fianco del Lord che guidava quegli uomini.
Il suo sguardo indugiava attonito tra la vista della nostra bianca città e del mare nero che bagnava i suoi confini.
“Questa è Zaion. l’unica città Sirion che raccoglie i superstiti della mia razza. Troppo tempo siamo rimasti celati con lei agli occhi di tutto e tutti, osservandovi nell’ombra, in attesa di questo momento.
Lord British, il mio popolo è con te. La luce sconfigga l’ombra.”
Quell’uomo ingoiò il suo stupore in un istante, e con un singolo cenno del capo suggellò un patto che non poteva essere più rotto.
Subito dopo si girò verso l’esercito nemico, estrasse la spada e la puntò verso di esso.
I corni suonarono.
Dopo, solo il silenzio. interminabile.
Cominciò a nevicare…l’aria era densa e fredda, i polmoni lavoravano senza sosta.
Al centro delle oscure schiere, una figura si stava facendo spazio. I suoi sottoposti lasciarono spazio al centro, e finalmente lo vedemmo tutti.
“Kargoth…”
Disse Lord British.
Era tra le sue fila, il corpo nero e un’armatura rosso sangue. Apri lentamente le ali sulla schiena, e indicò nella nostra direzione.
Mentre i generali ripetevano gli ordini ai loro soldati, un’apparizione lasciò tutti senza fiato.
Gli elfi, guidati da Dinraen il Blu, erano apparsi dal nulla sulla collina vicina. Silenzioso come la notte era giunti a combattere al fianco degli umani anche il popolo dalle orecchie a punta.
E quasi nello stesso momento apparve il popolo dei nani, da sud.
Riconobbi subito Ilmhael insieme all’esercito degli orgogliosi figli della montagna. Scoprii successivamente che era riuscito a convincere Torrad Rocciadura a muovere l’esercito nanico attraverso un gigantesco portale. La minaccia davanti alla quale ci trovavamo aveva portato anche loro, come noi, ad entrare nel gioco della storia.
Dunque eravamo schierati.
L’ennesima battaglia per la sopravvivenza. E questa volta gli dei non vollero intervenire. Forse spaventati. Forse consci di aver usato tutte le loro energie per creare qualcosa che potesse difendere la propria esistenza e la loro, senza che dovessero mettersi in gioco. La fede di molti vacillò quel giorno, ma la storia ci insegna che il tempo fa dimenticare ogni cosa…
L’esercito Malkavian era pronto per la battaglia finale.
Le terribili creature erano schierate sul campo attendendo un ordine del loro Padre-padrone, nascoste dietro nere corazze di piastre, pece sulla candida neve.
Un urlo si propagò per la piana ed una carica disumana si lanciò contro l’esercito dell’Impero.
Gli arcieri tesero i loro archi e ad un ordine prestabilito scagliarono i loro dardi contro il nemico.
La raffica travolse la prima fila malkavian, ma lo scontro corpo a corpo era già iniziato.
Elfi, Sirion, nani e uomini combattevano fianco a fianco per un obiettivo comune: distruggere la nera creatura e tutta la sua prole.
Bianco e nero si eran fusi in un’unica indefinita macchia.
Il sangue scorreva a fiumi, e le perdite erano devastanti da entrambe le parti, ma lo scontro non sembrò arrivare ad una conclusione per ore.
Poi gli sguardi dei due supremi comandanti si incrociarono. Nel mezzo della battaglia Kargoth iniziò a farsi spazio tranciando decine di vittime, fin quando non si trovò faccia a faccia con il prescelto, che, sceso da cavallo, si era preparato allo scontro finale.
I due si scrutarono a lungo mentre d’intorno il rosso scriveva sulla neve la storia di quell’incontro.
Poi la lotta ebbe inizio.
E finì.
In un istante.
Lord British si accasciò lentamente al suolo…con la neve tinta di porpora attorno a lui, un ultimo sospiro, poi dalla sua bocca non uscì più vapore.
Un silenzio innaturale si sparse per il campo di battaglia, l’aria si fermò.
Ogni essere vivente presente nella zona smise di muoversi, lo sguardo fisso su quel corpo.
“Il Lord è….morto…”
“Il Lord è morto!”“IL LORD E’ MORTO!!!”
Le voci si accumulavano nell’aria, prendendo sempre più spazio tra i rumori della battaglia.
Fino a che….il silenzio…
Lord British giaceva morto ai piedi di Kargoth. Ma anche Kargoth cadde.
Al centro del petto, conficcata nello sterno, la spada del Prescelto aveva superato ogni difesa, fisica e magica del tremendo essere, ed era andata a colpire dove un cuore, però, non c’era.
I suoi figli, immobili nella battaglia, pietrificati come lo erano i loro nemici, videro loro padre cadere sulle ginocchia e stringere gli artigli al nero petto, chiudendo le ali sulle spalle.
Poi con un tremendo urlo estrasse la spada e sei frammenti di luce uscirono dal suo corpo volando in direzioni diverse. Gettò a terra l’arma che l’aveva trafitto e fissò il corpo del suo nemico, che era riuscito a ferirlo e ad indebolirlo così profondamente….
In quel momento tutti i malkavian si ritirarono dalla battaglia, strisciando e correndo per sostenere con le loro forze il corpo del dio della morte, ferito. Nei loro occhi, rossi, in cerca di sangue fino a poco prima, si poteva leggere un’insicurezza nuova. Per la seconda volta Kargoth era stato sconfitto da un mortale…
L’esercito oscuro si ritirò.
La battaglia era finita.
PARTE III
I mesi successivi videro Alseran affrontare un veloce assestamento, dopo quella che venne chiamata la battaglia di Tristevento.
Molte altre battaglie in tutto il territorio avevano coinvolto e distrutto città, che ora venivano abbandonate o ricostruite.
Approfittando della situazione di caos che regnava, uno dei villaggi a nord est di Britain, Cove, venne invaso e distrutto dagli orchi di Gruumsh, che uccisero uomini e bambini, e stuprarono le donne. Il fato volle che da quel trremendo episodio una nuova forma di vita nascesse, e coloro che anche oggi conosciamo col nome di mezzorchi, iniziarono a compiere i primi passi su queste terre bruciate dalla violenza.
I nani si trovarono a combattere a Minoc, per resistere ad un attacco di un esercito di orchi e non morti, e uscirono vincitori, ma non senza pagare un caro prezzo. La loro città cadde sotto il peso della battaglia e si ritrovarono per decenni a vagare alla ricerca di un posto da chiamare di nuovo casa. Nella memoria dei nani questo episodio è rimasto indelebile, e portò il nome di Gruumsh e dei suoi figli ad essere scolpito nella pietra come nemico giurato delle rocce di Moradin.
Lentamente anche gli elfi tornarono a vivere le foreste e a difenderle nel nome di Corellon e Zenitar, vivendo in simbiosi con la natura e continuando a studiare e a praticare le arti magiche.
Gli umani necessitarono di più tempo per recuperare le forze. Spinti dall’orgoglio per il loro Lord, che era stato capace di scacciare la minaccia nera di Kargoth, e storditi, al tempo stesso, per la sua perdita, presero una decisione folle, ma che sembrò l’unica possibile in quel frangente.
Infatti alla tenera età di soli otto anni, il principino William salì al trono guidato nelle sue decisioni dal suo unico tutore, Selron Mantìsh, ora suo fido ed unico consigliere…
Per quanto riguarda noi…
Avevo, insieme agli altri, combattuto al fianco delle altre razze, per permettere a questo mondo di continuare a vivere.
Studiando la battaglia, però, mi resi conto che non potevamo riposarci neanche un istante, e cominciai ad osservare ogni piccolo particolare.
Dopo anni di attenta osservazione e ricerca, siamo giunti ad oggi.
Oggi.
Il giorno in cui sarà il mondo ad osservarci, per una volta.
E vedrà il nostro sacrificio.
Libro IV
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Diario degli osservatori – I sigilli di Kargoth
Sono passati 25 anni dalla battaglia di Tristevento.
Lo studio di quella battaglia ci ha portato sulle tracce di ciò che realmente il colpo inflitto da Lord British aveva causato.
Illuminato e guidato dagli dei, il colpo inferto dal Prescelto, aveva danneggiato il centro del costrutto, il nucleo primordiale che Malkav aveva utilizzato per la costruzione della sua oscura creatura, che da sola avrebbe influenzato il destino di un intero mondo.
Quella ferita aveva diviso il potere di Kargoth in sette frammenti, sei dei quali erano stati guidati dagli dei in piani astrali e divini, lontani da tutto e da tutti, quasi impossibili da ritrovare.
Privato della maggior parte del suo potere l’esercito oscuro aveva dovuto ritirarsi, e mentre i suoi figli erano rimasti sulla terra, l’oscuro loro padre si era nascosto, per ritrovare le energie e la volontà di vendetta, che lo guidavano dalla notte dei tempi.
Durante uno dei nostri studi però siamo incappati in un’incredibile quanto triste scoperta. Abbiamo trovato nel flusso una mappa temporale che ci ha guidato ai piani in cui i sei frammenti sono stati nascosti dagli dei, alla fine della battaglia. E abbiamo notato che col passare del tempo, la violenza che sulle nostre terre continua a portare anime sulla tavola dei dannati ravviva le forze del male, riavvicinando i frammenti di Kargoth al piano materiale.
Questo vuol dire che è solo questione di tempo, prima che Kargoth riesca a ritrovare le sue forze, e a minacciare nuovamente Alseran e le sue creature.
Abbiamo deciso, dopo secoli, infiniti secoli, dal nostro primo tentativo di ascesa, di unirci al tutto, di utilizzare ciò che la storia ci ha raccontato ed insegnato, per elevarci a contrastare una divinità.
Siamo rimasti in pochi, qualcuno dopo la battaglia ha deciso di tentare vie solitarie di studio, alla ricerca di un percorso che donasse l’illuminazione. Uno dei più forti di noi, Allistair, è sparito nel nulla. Ilmhael ha esaurito la sua essenza, e rimanendo troppo nel piano del flusso un giorno non ha fatto più ritorno. Anche altri hanno subito la stessa sorte. Thayr ha deciso di abbandonare gli studi per studiare gli elfi, dopo aver visto combattere ed essere superato da Dinraen il Blu. Siamo rimasti in pochi. Abbiamo speso troppe energie combattendo 25 anni fa. E’ giunto il momento di abbandonarci al tutto.
Abbiamo già da decenni ripreso in mano gli studi di ciò che Sheizar fece al primo scontro con Kargoth. Deviò l’afflusso delle anime dal Nulla migliore, indebolendo la creatura, e permettendo la sopravvivenza dei pochi che sono ancora qua oggi. Abbiamo scoperto il modo per formare non solo una deviazione, ma anche riprodurre lo stesso rituale che anni fa permise a Malkav di creare…quella cosa…
Ciò che il mio maestro è riuscito a fare all’inizio dei tempi…io riesco a capirlo solo ora…
Non abbiamo intenzione di incanalare le anime in un costrutto…
Sei frammenti. Sei Sirion. E me.
Sarò al centro del tutto. Sarò il nucleo che terrà in piedi il sacrificio di tutti coloro che sono rimasti.
Useremo uno dei piani del flusso più remoti, e da lì sigilleremo i frammenti in sei artefatti, così da poter interagire con un potere così devastante, nonostante la nostra essenza non divina. Li manterremo costretti nei piani in cui gli dei li hanno intrappolati, e in me scorreranno le anime strappate alla vita, usandole non per l’ombra, ma per la luce…
Finalmente prenderemo ciò che spaventava il mio maestro, e riusciremo a creare qualcosa…di migliore…
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